Laparoscopia 2.0: una tecnica che sfrutta la fluorescenza


Laparoscopia 2.0: una tecnica che sfrutta la fluorescenza

La laparoscopia è una tecnica chirurgica mininvasiva che ha rivoluzionato le procedure sia diagnostiche che operatorie perché consente non solo di studiare organi e tessuti all’interno di addome e pelvi, ma consente un recupero più rapido.

La laparoscopia è una tecnica chirurgica moderna, che permette al medico operante di diagnosticare e/o curare problemi e patologie, a livello della cavità addominale o di quella pelvica, senza praticare ampie incisioni chirurgiche, permettendo così un recupero post operatorio molto più rapido.

La laparoscopia si definisce esplorativa o diagnostica quando l’obiettivo è diagnosticare o confermare un sospetto diagnostico. Si parla invece di laparoscopia operativa o terapeutica quando la tecnica è utilizzata per intervenire chirurgicamente. In questo caso, attraverso altre piccole incisioni, nell’addome vengono introdotte delle cannule attraverso cui passano gli strumenti chirurgici necessari a eseguire veri e propri interventi.

Un sistema a fluorescenza

La tecnologia più evoluta attualmente disponibile, in dotazione in molte sale  operatorie, permette di operare con dispositivi ad altissima risoluzione (3D e 4K) e con il sofisticato sistema a fluorescenza; i dettagli percepiti dal chirurgo sono decisamente superiori rispetto a quelli visibili a occhio nudo.  In particolare la fluorescenza sfrutta la capacità della telecamera di visualizzare, con visione vicina all’infrarosso, una sostanza fluorescente (verde di indocianina, una sostanza innocua che in caso di necessità viene iniettata), normalmente non percepibile dall’occhio umano.
Ciò permette di apprezzare meglio nella chirurgia dei tumori la buona vascolarizzazione dei tessuti, di riconoscere più facilmente alcune strutture anatomiche e di localizzare con precisione le ghiandole linfatiche potenzialmente sede di metastasi: un beneficio analogo a quanto avviene per il pilota di un aereo con la navigazione mediante gli strumenti di bordo, che aiuta nei casi di scarsa visibilità per maltempo.

Oltre a specifici strumenti chirurgici, nella laparoscopia viene utilizzato il laparoscopio, un utensile a forma di tubo sottile (il diametro è inferiore a 1 cm) che viene introdotto nell’addome attraverso un piccolo taglio. È dotato di una fonte luminosa e una videocamera ad alta definizione che proietta le immagini in un monitor: il chirurgo ha dunque la possibilità di osservare i dettagli ingranditi di organi e tessuti.

In ambito oncologico, per una diagnosi più precisa di vari tumori che insorgono nella cavità addominale, si può ricorrere alla laparoscopia per completare le indagini diagnostiche prima di procedere all’intervento chirurgico vero e proprio, allo scopo di riconoscere eventuali condizioni che in alcuni casi non sono individuabili con altre tipologie d’indagine, come gli esami radiologici. Talvolta viene anche utilizzata per prelevare campioni di tessuto da analizzare in laboratorio al microscopio (biopsie) sempre a scopo diagnostico, nei casi in cui non sia possibile ottenerli per via endoscopica o introducendo un ago sottile attraverso la cute. Grazie alla laparoscopia il chirurgo può anche, in molti casi, asportare le neoplasie esattamente come avviene in chirurgia tradizionale, con risultati del tutto sovrapponibili in termini di efficacia e sicurezza.

Anche in ginecologia è molto utilizzata sia per la diagnosi sia per intervenire per esempio in caso di tumori di utero e ovaio, cisti ovariche, fibromi uterini ed endometriosi.

I vantaggi della metodica laparoscopica

La metodica laparoscopica presenta quindi considerevoli vantaggi, come la riduzione significativa del dolore postoperatorio, un migliore risultato estetico e una più rapida dimissione ospedaliera. Per esempio nella maggioranza degli interventi per calcolosi della cistifellea, la dimissione è possibile e sicura già dopo una sola notte di degenza.

Ulteriore e non trascurabile vantaggio è la minore frequenza di comparsa di ernie postoperatorie (chiamate laparoceli, dovute a cedimenti delle cuciture della parete addominale) negli anni successivi all’intervento.

Cosa può succedere dopo l'operazione

E’ necessario chiarire che non sempre un intervento può essere concluso con l’approccio laparoscopico; vi sono casi in cui il quadro anatomico rende necessario proseguire con una incisione tradizionale dell’addome. Nonostante la chirurgia laparoscopica determini generalmente conseguenze minori rispetto alla chirurgia tradizionale, possono comunque manifestarsi, pur in assenza di complicazioni, dei disturbi postoperatori caratteristici.

Nelle prime 24 ore vi possono essere modesti dolori in corrispondenza delle piccole ferite o alle spalle o alla base del collo, a causa del gas (anidride carbonica) utilizzato per effettuare la laparoscopia; inoltre nelle prime settimane dopo l’intervento vi può essere un po’ di gonfiore addominale, dovuto a stress – benché lieve - della muscolatura.

Immagine Paziente dottore

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